Se questo servisse oltre che ad onorare le vittime degli stermini nazifascisti, ebrei, zingari, omosessuali.. anche ad illuminare il mondo attuale per far si che nessuno commetta ancora simili atrocità... allora sì la storia avrebbe un senso vero della memoria che non si ferma solo al ricordo.
Non smetto un solo giorno di domandarmi: come è potuto accadere? E, purtroppo, anche noi italiani siamo stati complici di questa tragedia, approvando le leggi razziali, Mussolini come Hitler, senza 'se' o 'ma'. E non mi abbandona il terrore che possa ripetersi ancora una simile tragedia. Del resto, se solamente vogliamo considerare gli ultimi decenni, vediamo che i casi di "pulizia etnica", fortunatamente di dimensione non così enorme come quella messa in atto dai regimi nazi-fascisti, sono stati abbastanza frequenti (cinesi in Indonesia, Palestinesi, Ruanda, Bosnia-Serbia-Croazia, minoranze in Vietnam, ecc). Facciamo tutti una piccola riflessione e guardiamo dentro noi stessi .... G.Franco Girardi
Di anni 19. Nato il 22 luglio 1925 a Semonzo di Grappa (Treviso). Studente iscritto al quarto anno dell’istituto magistrale "Mario Toniolo" di Bassano del Grappa. Dopo l’8 settembre 1943 entra a far parte del movimento partigiano ed in qualità di staffetta fornisce armi ed informazioni alle bande dislocate nel Grappa. Il mattino del 6 agosto 1944, mentre sta percorrendo in bicicletta la strada che collega Semonzo a Mussolente, è sorpreso dai nazifascisti, che lo trovano in possesso di alcune armi (Sten e pistola Beretta). Immediatamente arrestato, è condotto a Molini di Borso del Grappa, e poi rinchiuso nella caserma di Bassano. Interrogato e percosso, è trasferito a Marano Vicentino e trattenuto all’interno dell’edificio delle scuole accanto alla chiesa parrocchiale del paese. La sera del 29 agosto 1944, dopo aver consumato l’ultimo pasto, è prelevato dai tedeschi e condotto in una strada di campagna, dove viene fucilato. Il suo corpo è abbandonato sul posto e ritrovato il mattino seguente.
L’ultima lettera di Marco Citton scritta alle 7 di sera il giorno 29.8.1944. 3 ore prima della fucilazione.
Mia carissima Rosetta Sebbene io sia in una spasmodica attesa di una conclusiva decisione sulla mia sorte,tu mi sei alla mente continuamente come il mio angelo tutelare. Sono certo che in questi strazianti momenti tu preghi assai per me. Anch’io prego molto ed anche per te, affinché il buon Dio, che finora mi ha sempre sorretto, ti dia la forza necessaria per sopportare con cristiana rassegnazione questo penoso distacco, e affinché tu accetti in pari modo qual-siasi sia la sorte che attendo. Ti prego inoltre di fare delle S.te Comunioni per me, ed invocare la S.ta Madre di Dio affinché mi preservi in vita e che un giorno futuro possa io darti quella felicità che tanto meriti. Ti amo molto, e continuamente l’affetto che ho per te, aumenta sempre più, e nonostante l’insuperabile barriera che ci separa, mi sembra di averti sempre a me vicino, stretta fra le mie braccia. In special modo quando prendo al mio cuore la tua medaglietta, che tanto conforto mi reca. La mia vita è nelle mani di quel Dio che tutto vede e tutto può. Dovrebbero già essere venti giorni che il mio corpo avrebbe dovuto giacere esanime, ricoperto di poche zolle di terra; Dio però, che molto ho invocato, volle diversamente, e se ora mi sai ancora in vita, ringrazialo tanto e rifugiati presso di lui, e pregalo tanto affinché ancora mi presenti, e che possa un giorno ritornare al mio focolare e ridare letizia a tutti coloro che mi amano. Non pensi mai quale gioia e quante lagrime di commozione verseremo se un giorno potremo ancora riabbracciar ci liberi e felici? Codesto giorno io lo invoco tanto, e prego molto, affinché esso possa giungere. Ricordami tanto o mia più che cara Rosetta e specialmente ricordami nelle tue preghiere, non stancarti mai di pregare, prega sempre. E se Dio mi vorrà con sé, prega tanto per l’anima mia, poiché, io lassù, contraccambierò largamente, e ti aspetterò, per essere allora uniti non per la vita, ma per l’Eternità. Se i miei genitori, ti arrecheranno ancora dispiaceri proferendo chiacchiere e male mormorazioni altrui, perdonali, e se per te non potrai fare ciò per me che tanto ti amo. Sono sicuro però e specialmente la mamma mia che è tanto buona, che se ti conoscessero personalmente ti amerà come me. Finché possibile, ti farò pervenire sempre mie notizie. Rosetta mia, ti saluto e ti bacio tanto tuo Marco il 29.8.1944
4 commenti:
Se questo servisse oltre che ad onorare le vittime degli stermini nazifascisti, ebrei, zingari, omosessuali.. anche ad illuminare il mondo attuale per far si che nessuno commetta ancora simili atrocità... allora sì la storia avrebbe un senso vero della memoria che non si ferma solo al ricordo.
Ogni giorno celebriamo il ricordo di uno sterminio, di un attentato, di un caduto,ed ogni giorno dimentichiamo..
Non smetto un solo giorno di domandarmi: come è potuto accadere? E, purtroppo, anche noi italiani siamo stati complici di questa tragedia, approvando le leggi razziali, Mussolini come Hitler, senza 'se' o 'ma'.
E non mi abbandona il terrore che possa ripetersi ancora una simile tragedia. Del resto, se solamente vogliamo considerare gli ultimi decenni, vediamo che i casi di "pulizia etnica", fortunatamente di dimensione non così enorme come quella messa in atto dai regimi nazi-fascisti, sono stati abbastanza frequenti (cinesi in Indonesia, Palestinesi, Ruanda, Bosnia-Serbia-Croazia, minoranze in Vietnam, ecc).
Facciamo tutti una piccola riflessione e guardiamo dentro noi stessi ....
G.Franco Girardi
LETTERA DI UN CONDANNATO A MORTE Marco Citton
Di anni 19. Nato il 22 luglio 1925 a Semonzo di Grappa (Treviso). Studente iscritto al quarto anno dell’istituto magistrale "Mario Toniolo" di Bassano del Grappa. Dopo l’8 settembre 1943 entra a far parte del movimento partigiano ed in qualità di staffetta fornisce armi ed informazioni alle bande dislocate nel Grappa. Il mattino del 6 agosto 1944, mentre sta percorrendo in bicicletta la strada che collega Semonzo a Mussolente, è sorpreso dai nazifascisti, che lo trovano in possesso di alcune armi (Sten e pistola Beretta). Immediatamente arrestato, è condotto a Molini di Borso del Grappa, e poi rinchiuso nella caserma di Bassano. Interrogato e percosso, è trasferito a Marano Vicentino e trattenuto all’interno dell’edificio delle scuole accanto alla chiesa parrocchiale del paese. La sera del 29 agosto 1944, dopo aver consumato l’ultimo pasto, è prelevato dai tedeschi e condotto in una strada di campagna, dove viene fucilato. Il suo corpo è abbandonato sul posto e ritrovato il mattino seguente.
L’ultima lettera di Marco Citton scritta
alle 7 di sera il giorno 29.8.1944. 3 ore
prima della fucilazione.
Mia carissima Rosetta
Sebbene io sia in una spasmodica attesa di una conclusiva decisione sulla mia sorte,tu mi sei alla mente continuamente come il mio angelo tutelare. Sono certo che in questi strazianti momenti tu preghi assai per me. Anch’io prego molto ed anche per te, affinché il buon Dio, che finora mi ha sempre sorretto, ti dia la forza necessaria per sopportare con cristiana rassegnazione questo penoso distacco, e affinché tu accetti in pari modo qual-siasi sia la sorte che attendo. Ti prego inoltre di fare delle S.te Comunioni per me, ed invocare la S.ta Madre di Dio affinché mi preservi in vita e che un giorno futuro possa io darti quella felicità che tanto meriti. Ti amo molto, e continuamente l’affetto che ho per te, aumenta sempre più, e nonostante l’insuperabile barriera che ci separa, mi sembra di averti sempre a me vicino, stretta fra le mie braccia.
In special modo quando prendo al mio cuore la tua medaglietta, che tanto conforto mi reca. La mia vita è nelle mani di quel Dio che tutto vede e tutto può. Dovrebbero già essere venti giorni che il mio corpo avrebbe dovuto giacere esanime, ricoperto di poche zolle di terra; Dio però, che molto ho invocato, volle diversamente, e se ora mi sai ancora in vita, ringrazialo tanto e rifugiati presso di lui, e pregalo tanto affinché ancora mi presenti, e che possa un giorno ritornare al mio focolare e ridare letizia a tutti coloro che mi amano. Non pensi mai quale gioia e quante lagrime di commozione verseremo se un giorno potremo ancora riabbracciar ci liberi e felici? Codesto giorno io lo invoco tanto, e prego molto, affinché esso possa giungere. Ricordami tanto o mia più che cara Rosetta e specialmente ricordami nelle tue preghiere, non stancarti mai di pregare, prega sempre. E se Dio mi vorrà con sé, prega tanto per l’anima mia, poiché, io lassù, contraccambierò largamente, e ti aspetterò, per essere allora uniti non per la vita, ma per l’Eternità. Se i miei genitori, ti arrecheranno ancora dispiaceri proferendo chiacchiere e male mormorazioni altrui, perdonali, e se per te non potrai fare ciò per me che tanto ti amo. Sono sicuro però e specialmente la mamma mia che è tanto buona, che se ti conoscessero personalmente ti amerà come me. Finché possibile, ti farò pervenire sempre mie notizie.
Rosetta mia, ti saluto e ti bacio tanto
tuo Marco
il 29.8.1944
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